Il pittore

L’icona, è un’immagine sacra rappresentante il Cristo, la Vergine, i Santi e le scene della salvezza, dipinta su tavoletta di legno o lastra di metallo, spesso decorata d’oro, argento e pietre preziose, tipica dell’arte bizantina e, in seguito, di quella russa e balcanica. Secondo Emil Marinov Tzeinski, un mezzo per trasmettere un segno di grazia divina. Non si deve dimenticare che davanti a queste immagini la gente prega, piange, cerca il contatto con Dio. Insomma l’icona non è un semplice quadro religioso, ma anche espressione di fede e di culto.

Emil Marinov Tzeinski, che è nato a Belogradcik, all’estremo nord-ovest della Bulgaria, si è perfezionato nella tecnica delle icone e nella spiritualità di cui esse sono una manifestazione, frequentando, dopo gli studi artistici, il Monastero di Rila, apprendendo dai monaci non solo la tradizionale tecnica delle icone, ma anche lo stato d’animo, profondamente intriso di spiritualità, che deve accompagnare la realizzazione. Ha lavorato ad Atene e Salonicco e risiede dal 1991 in Italia. Le sue opere hanno ormai raggiunto diffusione internazionale. Oltre alle icone l’artista bulgaro si dedica anche alla creazione di opere di grafica moderna di soggetto non solo religioso, confermando anche in questo caso come egli intenda la sua arte, la missione di trasfondere, tramite le sue opere, il senso della bellezza e della bontà, la pace interiore ed esteriore.

Tzeinski, personaggio di grande levatura umana e raffinata, ha studiato al Liceo artistico di Sofia, Ha esposto in numerose mostre personali, mentre sue opere sono presenti in collezioni private di tutto il mondo, dalla Grecia alla Francia, dalla Svizzera alla Germania, dalla Russia al Canada, dal Giappone all’Australia, e un’icona è stata personalmente offerta dall’artista a Papa Giovanni Paolo II. Le icone raffigurano non solo una teologia dipinta i cui colori sono obbligati e non scelti, infatti, il rosso rappresenta il fuoco della Divinità, l’azzurro l’umanità: Cristo ha la tunica rossa (la sua natura divina) e il manto azzurro (l’umanità assunta nell’incarnazione), ma rappresentano anche il mondo della quiete e del sacro. Mons. Enrico Galbiati, della Biblioteca Ambrosiana di Milano, sostiene che già dai primi decenni del Novecento il professore russo Evghenij N. Trubetzkoj, scomparso nel 1920, aveva scoperto e fatto conoscere agli studiosi il valore artistico e spirituale delle icone. Ma per Tzeinski la scoperta dell’icona fu un fatto personale, strettamente legato al senso che volle dare alla sua professione di artista.

La profonda religiosità respirata nell’ambiente della famiglia gli fece intuire che il fascino esercitato dalle icone più tradizionali era dovuto a iconografi che amavano profondamente la propria fede e la nutrivano con la spiritualità della liturgia ortodossa. 

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